14 Aprile 2020

Tra i non pochi “spropositi” compiuti da Napoleone Bonaparte vi fu, nel 1806, il blocco dell’importazione di tutti quei prodotti che provenivano dalla rivale Inghilterra e da tutte le sue colonie per essere venduti nel continente europeo. Tra questi, le pregiate stoffe inglesi, il cotone, ma anche lo zucchero e persino il caffè

caffè di cicoria
 Statua di Napoleone, nel cortile della Pinacoteca di Brera

Figuratevi l’impennata dei prezzi che simili articoli subirono all’improvviso! Il generale ordinò inoltre che qualsiasi tipo di merce giunta dall’Inghilterra fosse stata scovata nei magazzini delle botteghe venisse immediatamente confiscata bruciata. Questo capitò anche a Milano… Molti furono i falò approntati in piazza dei Mercanti davanti a una folla ovviamente inferocita. Fu proprio in quell’occasione che si diffuse l’uso della cicoria come surrogato del caffè: se ne mangiavano le foglie come insalata e si procedeva alla torrefazione delle sue radici.

caffè di cicoria
Un vero caffè, non di cicoria

Ancora oggi il curioso nome di via Laghetto ce lo ricorda! I blocchi di marmo per il Duomo erano contrassegnati dall’ormai famosa scritta a.u.f.  Grazie a questa sigla tutti sapevano che quei barconi erano esenti dal pagamento di dazi e gabelle, in quanto, appunto, portavano marmo “ad usum fabricae”, cioè per la costruzione della Cattedrale milanese. E fino a non molto tempo fa la frequente espressione “a ufo” significava infatti “senza pagare”, “a sbafo”, “a scrocco”!

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