12 Ottobre 2020

Futuristi a Milano: la storia di un movimento (soprattutto) meneghino

La storia del movimento Futurista, corrente d’Avanguardia nell’Italia di inizio Novecento, si lega indissolubilmente al nome della città di Milano. I Futuristi a Milano trovarono casa, affascinati dalla modernità di un centro urbano che cresceva sempre più abbracciando in maggior grado, rispetto ad altre città della penisola, le innovazioni tecnologiche, industriali e culturali che nel resto d’Europa erano ormai all’ordine del giorno.
Il nome del movimento – Futurismo, così ben proiettato verso la rapida evoluzione della modernità – fu d’altronde ideato dal letterato Filippo Tommaso Marinetti che nel capoluogo lombardo pose la propria dimora per molti anni. Mentore dei Futuristi a Milano, fu Marinetti a comporre il Manifesta futurista, pubblicato nel 1909 su varie riviste italiane e sul quotidiano francese Le Figaro, seguito nel 1910 dal Manifesto dei pittori futuristi e dal Manifesto tecnico della pittura futurista, entrambi firmati a Milano dai principali artisti della nuova corrente futurista: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo. Era l’alba di una nuova stagione espressiva, avanguardistica e rivoluzionaria, votata alla velocità, all’iperbole linguistica, all’estetica del movimento, con conseguenze che ebbero un impatto notevole in ogni ambito della vita culturale, sociale e politica del tempo. Dalla poesia al teatro, dall’arte figurativa alla musica, dalla cucina al beverage, i Futuristi a Milano lasciarono un segno indelebile, ancor oggi rintracciabile in tanti luoghi e costumi della città.

Una mappa sulle tracce dei Futuristi, fra luoghi iconici, musei e polibibite!

Una mappa dei Futuristi a Milano non può non avere come ideale punto focale via Senato 2, dove ancor oggi figura la targa che ricorda l’abitazione di Filippo Tommaso Marinetti, il poeta inventore del Futurismo capace di lanciare la sua sfida – a colpi di scandali e parole in libertà– al “chiaro di luna specchiato nel Naviglio”. Quasi una provocazione a una Milano che Marinetti amava definire tradizionale e al contempo futurista, sospesa fra passato e avvenire allora come oggi. A ricordo del legame con la città, il corpo di Marinetti giace nel Cimitero Monumentale di Milano, fra i tanti illustri personaggi che riposano all’ombra del Famedio.
Non lontano dalla storica dimora di Marinetti e da corso Venezia, in via Jan 15 Casa Boschi Di Stefano è un altro luogo da menzionare: nell’effervescente atmosfera degli anni Venti, l’abitazione dei coniugi Antonio e Marieda divenne una tappa fissa per tanti artisti e intellettuali futuristi a Milano. Oggi, non a caso, le collezioni della casa museo Boschi Di Stefano ospitano importanti capolavori dell’arte italiana del Novecento che – nei suoi esiti più rivoluzionari – s’ispirò fortemente al Futurismo d’inizio secolo.
Altra traccia dei Futuristi a Milano è certamente la passione, tutta meneghina, per gli aperitivi! Forse non tutti sapranno che la rivoluzione futurista investì anche il campo dell’enogastronomia e che fra i vari manifesti del movimento apparse anche il Manifesto della Cucina Futurista, scritto dallo stesso Marinetti e pubblicato nel 1931. Si trattava di un repertorio di ricette a dir poco eccentriche e rigorosamente votate alla modernità di ingredienti e preparazioni… lo stesso approccio sperimentale dominava d’altronde anche l’arte del beverage, tutta votata all’invenzione di avveniristiche polibibite e di arditi blend, cifra distintiva della miscelazione futurista. Proprio grazie ai Futuristi si diffuse in città l’abitudine del cocktail: un rito che si consumava nei caffè e nei bar del centro storico, come il Savini o il Camparino, luoghi di ritrovo per i Futuristi a Milano e ancor oggi, per noi, icone inconfondibili dell’identità milanese.

La nuova Galleria dei Futuristi a Milano, presso il Museo del Novecento

Per conoscere appieno la parabola dei Futuristi a Milano, è infine d’obbligo una visita guidata al Museo del Novecento. L’istituzione museale del Comune di Milano ha sede presso il Palazzo dell’Arengario in piazza Duomo e grazie all’ampiezza delle sue collezioni ben ricostruisce la storia dell’arte italiana del secolo scorso, entro cui uno spazio d’onore non può non essere assegnato proprio al Futurismo – anche alla luce del ruolo che il movimento ebbe nel capoluogo lombardo.
Benché anche altri musei cittadini ben documentino l’arte dei Futuristi, come la Pinacoteca di Brera, è il Museo del Novecento ad accogliere il patrimonio di opere futuriste decisamente più rappresentativo. Grazie anche alla recente donazione Antognini Pasquinelli, i capolavori futuristi conservati nel museo sono cresciuti e, da pochi giorni, appaiono esposti nella cosiddetta Galleria dei Futuristi, una sezione tutta dedicata all’Avanguardia italiana di inizio Novecento, completamente rinnovata nell’allestimento e nell’illuminazione. La Sala delle Colonne, recuperata in tutta la sua monumentalità, racconta così l’avventura dei Futuristi a Milano e in Europa proponendo una lunga carrellata di capolavori: le opere di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Ardengo Soffici, Gino Severini, Fortunato Depero, Carlo Carrà compongono il nucleo museale più importante al mondo in materia di Futurismo.

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